Tra barche e castelli

Maria Montessori

Ho visto che il bambino, lasciato libero di lavorare, impara, diventa colto, assorbe conoscenze e fa esperienze personali, che acquistate in questo modo, si fissano nel suo spirito e, come semi piantati in un terreno fecondo, non tarderanno a germogliare, a dare frutti.
(Maria Montessori, Conferenza a San Remo, 1949)

Biografia

E’ stata la prima ed unica donna italiana a cui fu dedicata una banconota, durante gli anni novanta, venne infatti raffigurata sulla mitica banconota da Mille Lire, si tratta di Maria Montessori. Nata a Chiaravalle, nelle Marche, il 31 agosto 1870, nipote del noto geologo Antonio Stoppani, è stata una mente illuminata a cavallo tra il 1800 e il 1900, riconosciuta a livello internazionale come pedagogista, divenne anche medico, filosofa, scienziata, educatrice e volontaria italiana.
Il suo omonimo metodo d’insegnamento è tutt’oggi impiegato in migliaia di scuole di tutto il mondo. Trascorse i primi anni della sua infanzia nel piccolo paesino marchigiano poi la sua famiglia si trasferì a Roma, da poco capitale d’Italia. Solo in prima età adolescenziale scoprì la passione per lo studio, eccelse in italiano, frequentò in seguito la neonata “Regia scuola tecnica” femminile, dove si diplomò con buoni risultati. La scelta da lei espressa sul percorso universitario divenne subito complicata, la sua passione per scienze come la biologia o la matematica la portò a scontrarsi dapprima con i suoi genitori, i quali avrebbero preferito per lei la professione di insegnante, venne poi ostacolata dal Ministro Bacelli in persona che si oppose alla sua iscrizione alla Facoltà di Medicina dell’Università “La Sapienza”, in quel tempo non era concepibile che una donna potesse accedere all’università. La sua forte determinazione nel perseguire il sogno di diventare medico la porta allora a chiedere l’intervento del Papa Leone XIII per l’accesso all’università. La sua ostinazione fu premiata e nel 1896 Maria raggiunse il suo obiettivo, fu tra le prime donne italiane a conseguire la laurea presentando una tesi dal titolo “Contributo clinico allo studio delle allucinazioni a contenuto antagonistico”.
Durante gli anni da studentessa si contraddistinse per capacità e merito, vinse un premio del valore di Mille Lire della Fondazione Rolli, per un lavoro in patologia generale, nel 1895 le fu riconosciuto un posto di “aggiunto in medicina” nella Società Lancisiana riservata a dottori e professori degli ospedali di Roma.
In quegli anni partecipò con convinzione alle lotte femministe dell’ambiente romano.
Abbracciò per un certo periodo anche gli studi d’ingegneria sperimentale poi si dedicò alla pediatria presso l’Ospedale dei Bambini negli ospedali San Giovanni in Laterano e Santo Spirito di Sassia dove prese a cuore la drammatica condizione dei bambini portatori di handicap. Fu così nominata collaboratrice presso la clinica psichiatrica dell’università in cui lavorò, occupandosi completamente del recupero degli infanti con problemi psichici, insieme a Giuseppe Ferruccio Montesano, con il quale ebbe una lunga relazione amorosa e professionale.
Insieme ad un gruppo di giovani psichiatri riuscì a sollevare l’interesse sulla questione a livello nazionale e nell’intenzione di trovare una soluzione concreta alla tragica problematica infantile, si recò in Francia e in Inghilterra per approfondire gli studi legati alle opere di Jean Marc Itard e di Eduard Séguin sui “bambini selvaggi” e sugli esperimenti rieducativi per il reinserimento in comunità di bambini definiti anormali.
Frequentò numerosi convegni pedagogici a livello internazionale in varie città europee e continuò ad appoggiare la questione femminile, rimane impresso nella storia il suo celebre intervento al Congresso Femminile di Berlino del 1896 sull’emancipazione femminile. Nel frattempo conseguì la laurea in filosofia e nel 1904 assunse il libero insegnamento in antropologia con il quale si occupò della programmazione didattica degli asili. Nel 1907, a seguito di questa nuova esperienza, inaugurò la prima “Casa dei Bambini”, nel quartiere di San Lorenzo a Roma. Un luogo che i bambini potevano sentire come proprio, dove veniva sperimentato un nuovo approccio di scuola infantile, nel quale si applicava il “Metodo della pedagogia scientifica”, contenuto nel libro da lei pubblicato nel 1909, tradotto e accettato in tutto il mondo, tanto da meritarsi il titolo “The most interesting woman of Europe” (la donna più interessante d’Europa) da parte del New York Tribune.
La Casa dei Bambini fu visitata da educatori di tutte le parti del mondo, nel suo ambito si scoprirono nuove capacità infantili nella fascia d’età dai due ai sei anni fino allora ignorate. Il suo metodo innovativo si diffuse sempre più anche all’estero, nacquero così nuove sedi in Francia, Inghilterra, Norvegia, Olanda, Russia, Stati Uniti, Spagna, Svezia e successivamente in Sud America e in Asia. Alla base dell’innovativo metodo c’era un nuovo modo di rapportarsi con il bambino in cui si evitava di esprimere giudizi, imporre castighi o dare premi e in cui si creava un ambiente funzionale alla sua libera espressione che si adattava di volta in volta all’età e alle avanzanti capacità del fanciullo.
Nel 1924 sulla scia del neonato “movimento montessoriano” fu aperta la Scuola Magistrale Montessori e venne eretta in ente morale l’Opera Nazionale Montessori al fine di diffondere la conoscenza e diffusione del nuovo metodo.
Il prestigio acquisito a livello internazionale le favorì l’appoggio da parte di Mussolini, il quale espresse interesse per la sua lotta contro l’analfabetismo, altro fenomeno a cuore della pedagoga, sostenendo in questo modo la diffusione del movimento montessoriano in Italia. In questo clima di amicizia furono aperte numerose Case dei Bambini in tutta Italia e all’estero. Tuttavia nel primo ventennio cominciarono ad affermarsi le idee di Croce e di Gentile in contrasto con il metodo scientifico montessoriano. La Montessori subì inoltre l’attacco mediatico da parte del direttore generale del settore educativo di Giuseppe Lombardo Radice, in anni precedenti suo sostenitore, che le rivolse una serie di gravi critiche e accuse infamanti non veritiere. A tali calunnie la Dottoressa non reagì ignorandole ma era evidente che i suoi rapporti con il Fascismo iniziarono a deteriorarsi. La pubblicazione del suo nuovo libro “La pace e l’educazione”, in cui si esaltava il concetto di pace come trionfo di giustizia e amore, fu nuovo elemento di scontro con gli ideali fascisti e così, nel 1934, arrivò l’ordine di chiusura di tutte le sue scuole in Italia, in Germania e Austria e in seguito toccò anche all’Opera Nazionale e alla Scuola di metodo.
La forte avversità espressa nei suoi confronti la costrinse a lasciare l’Italia. Durante la Seconda Guerra Mondiale si recò in India insieme a suo figlio, dove continuò a diffondere il metodo d’insegnamento e dove perfezionò un programma di “educazione cosmica” per i bambini della scuola elementare, impresa che le garantì per due anni consecutivi la candidatura al Premio Nobel per la pace.
Una volta rientrata in Europa, solamente nel 1946, la sua preoccupazione principale fu quella di ripristinare l’Opera Nazionale alla quale diede nuovo impulso grazie a “Vita dell’infanzia”, una rivista voluta e ispirata da Maria Montessori, contraddistinta dall’elevato contributo scientifico e culturale nell’ambito educativo che poneva l’accento su numerose questioni: il rapporto tra scuola e società, i diritti dei bambini, l’educazione e la pedagogia scientifica, la funzione dei media, la preparazione degli insegnanti.
A distanza di più di un secolo, dall’apertura della prima Scuola dei Bambini, si contano circa ventiduemila scuole in più di centodieci nazioni e cinquecento in Italia.
Maria Montessori morì il 6 maggio 1952 nella città di Noordwijk in Olanda dove si era trasferita da anni, gli olandesi riconobbero la sua grande opera pedagogica tanto da dedicarle un aereo, il McDonnell Douglas Md-11 Ph-Kcb. Nel 2010 durante il mese della cultura italiana a New York le è stato anche dedicato un cratere del diametro di quarantadue chilometri sul pianeta Venere a celebrare nuovamente l’immenso valore di questa pedagogista marchigiana di fama mondiale.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *