Tra barche e castelli

I castelli di Falconara Marittima: Rocca Priora

Sulla riva sinistra del fiume Esino, in prossimità dell’incrocio tra la strada Clementina e la via Flaminia, sorge uno dei più interessanti fortilizi del comune di Falconara: Rocca Priora. Definita per molti anni rocca di Fiumesino, fu costruita nel 1194 ai limiti dell’acquitrinosa e poco abitata selva di Castagnola, una zona che si estendeva da Jesi fino alla costa. Tale area fu spesso teatro delle drammatiche lotte di confine tra Ancona e Jesi. Prendeva il suo nome dai frutti di un particolare tipo di quercia, le “castagnole”, che venivano raccolte per sfamare gli abitanti dei feudi limitrofi nei periodi di carestia.

Secondo alcune fonti storiche la fortezza fu voluta dagli Esini che la eressero con l’intento di proteggere il luogo dalle minacce degli Anconitani. Si tende, inoltre, mettere in relazione l’origine della sua edificazione con la nascita, nello stesso anno a Jesi, dell’imperatore Federico II di Svevia.

La Rocca occupava una posizione strategica per il controllo del territorio, sembra fosse stata costruita al posto di un’antica torre di vedetta che aveva appunto la funzione di sorvegliare la costa da eventuali attacchi di briganti. Essa, inoltre, costituiva una vantaggiosa via di sbocco verso il mare per la città di Jesi, ma anche una base d’appoggio indispensabile per garantire la supremazia del comune di Ancona sul confine più settentrionale. Entrambe desiderose di occupare il baluardo, le due città entrarono in lotta per secoli, ma intorno al 1356, la disputa si risolse a favore dei Dorici. Fu così inserito nell’elenco dei castelli assoggettati alla città di Ancona ed entrò a far parte dello “scacchiere fortificato” del comune insieme al castello del Cassero, quello di Offagna e alla torre di Monte D’Ago, i quali comunicavano tra di loro attraverso un ordinato sistema di collegamento ottico.

Nel 1382 la Rocca subì la stessa sorte del castello dei Ferretti: Luigi D’Angiò, che cercava di sconfiggere la città dorica, riconobbe l’enorme potenzialità militare della struttura e così, insieme alle sue truppe e al Conte di Ginevra, fratello dell’antipapa Clemente VII, ne prese possesso. Fu in tale occasione che il forte subì gravi danneggiamenti, i più distruttivi dall’inizio della sua storia. La ricostruzione fu avviata solo alcuni anni dopo quando, su decisione del Consiglio degli Anziani di Ancona, fu affidato al castellano Balligano di Filippuzio.

Segue un periodo di relativa calma, di tanto in tanto si riaccendevano le dispute tra i Dorici e la città di Jesi per l’accaparramento territoriale ma l’intervento di Papa Leone X che, nel 1516, assegnò la Rocca al comune di Ancona, archiviò irrevocabilmente la questione.

Nei secoli successivi fu impiegato nella difesa di Ancona, ma intorno al XVIII secolo cominciò ad assumere gradatamente l’aspetto di un maniero perdendo la sua natura prettamente militare. Da questo punto di vista fu incisivo l’intervento del marchese Francesco Trionfi, grazie a lui, il fortilizio conobbe nuova vita e splendore. Nel 1756 egli lo ricevette in affitto insieme alle terre ad esso adiacenti dal comune di Ancona, il quale non era più in grado di far fronte alle spese per il suo mantenimento e decise così di affidarlo al nobile Francesco, già contraddistintosi in città per le sue abili qualità di mercante e industriale. Durante la sua presenza, venne apportato un arricchimento architettonico: fu realizzata una chiesetta dedicata alla Natività della Vergine Maria inoltre l’ingresso principale fu abbellito con decori in marmo che richiamano quelli del Lazzaretto di Ancona attribuiti al Vanvitelli. Alla morte del Trionfi furono i suoi due figli ad occuparsi della fortezza, tuttavia nel 1826 questa fu acquistata dalla Camera Apostolica.

Attualmente la proprietà di rocca Priora è della famiglia Baldoni.

Nonostante i vari interventi apportati nel corso dei secoli, è ancora possibile ammirare la sua peculiarità medievale. La struttura di base era a forma ellittica, delimitata da alte mura, quattro torri e un fossato. Sono visibili ancora oggi  le tre torri: la torre nord, la torre d’ingresso e la torre di guardia che si presentano però sprovviste, nelle loro cime, della caratteristica merlatura ghibellina che guarniva tutta la cinta muraria del castello e che fu soppressa a causa dei successivi riadattamenti abitativi, i quali comportarono l’innalzamento di alcuni piani e la realizzazione di tetti. La merlatura a coda di rondine è visibile nella torre più a nord e ai lati dell’ingresso principale del forte, dove sono tuttora presenti il ponte levatoio e parte del fossato. 

Alcune curiosità riguardanti la Rocca sono legate agli illustri personaggi che vi furono ospitati: il re di Napoli Gioacchino Murat e Pasquale Andreoli. Il primo vi stazionò nel 1815 proprio alcune notti prima del combattimento di Tolentino, da molti ritenuto la prima battaglia del Risorgimento Italiano. Il secondo in realtà non fu ospite ma vero e proprio abitante del castello, vi nacque nel 1771 e divenne celebre per le sue imprese aeree. Fu infatti uno dei primi aereonauti della storia. Tra le sue imprese fu memorabile quella del 22 agosto del 1808 a Padova quando insieme allo scienziato Carlo Brioschi, compiva con il suo pallone aerostatico il primo volo in Italia a scopo esclusivamente scientifico e raggiunse la quota di quasi 8300 metri che rimase il record di altitudine per palloni ad aria calda fino ad una trentina di anni fa. 

di Beatrice Achille

Fonti:

– “Storia Millenaria di Ancona” di Mario Natalucci

– “Castelli delle Marche” di Maurizio Mauro

– “Falconara, storie e immagini” del Comune di Falconara Marittima